Sala 7. La vita quotidiana e le donne

LE ABITAZIONI DI ACQUAROSSA

È difficile ricostruire un’abitazione etrusca dai resti frammentari rivelati dagli scavi. I siti archeologici sono stati generalmente oggetto di danni di diverso tipo, come l'erosione degli agenti atmosferici o la moderna aratura profonda dei terreni. Il primo passo verso un'interpretazione dei ritrovamenti è la registrazione di tutte le informazioni disponibili, attraverso il disegno di planimetrie e sezioni e la documentazione fotografica dello scavo.
Le fondamenta degli edifici erano spesso scavate nella roccia, ma venivano anche utilizzati blocchi di tufo direttamente tagliati sul posto o trasportati da cave situate nelle vicinanze. Il tufo è una pietra molto friabile, cosa che contribuisce a rendere difficile una ricostruzione certa. Sopra le fondamenta sono generalmente conservati soltanto i tetti crollati e a volte resti di pareti. Per ricostruire la pianta di una casa il primo passo necessario è individuare lo spazio delimitato dalle fondamenta.
Ad Acquarossa sono stati identificati più di settanta edifici, ma solo una piccola parte è stata scavata. Non appare uno sviluppo pianificato  dell'insediamento, se non da qualche regolarità nelle zone F e C. I resti di una strada tra le due zone, tuttavia, appaiono meno recenti delle stesse e sembrano rappresentare uno sviluppo piuttosto spontaneo. Le dimensioni delle case variano secondo la loro collocazione, se centrale o periferica, e la regolarità del terreno. Le planimetrie, tuttavia, non mostrano grandi differenze tra loro. La pianta più frequente annovera due stanze, spesso di dimensioni differenti, con ingresso su uno dei lati lunghi dell'edificio. Alla seconda stanza si accede dalla prima. Quando c'era necessità di maggiore spazio, venivano aggiunti altri ambienti.
Gli edifici sono spesso collocati in gruppi di due o tre, e, molto probabilmente, costituivano un'unità sviluppata intorno ad un cortile, nel quale a volte si trovava anche un forno rettangolare o una nicchia, ricavata nel banco, per la cottura dei cibi. Il drenaggio delle aree circostanti gli edifici e la raccolta dell'acqua piovana, avvenivano attraverso canali e cisterne scavati nel tufo.

LA VITA QUOTIDIANA E I COMPITI DI UNA DONNA IN UNA CASA ETRUSCA

La casa etrusca arcaica è costituita da diversi corpi che si sviluppano intorno ad un cortile aperto: l'abitazione vera e propria, i depositi per il cibo o per gli attrezzi, le stalle per gli animali.
Nella zona L sono stati rinvenuti tre edifici e due cortili in parte scavati direttamente nella roccia e in parte costruiti a blocchi di tufo. Nel settore sud dell’area si trovano un capannone, probabilmente adibito a stalla per gli animali, e una nicchia per cucinare ricavata nel banco. Nel cortile il rinvenimento di alcuni pesi fittili utilizzati per tendere l’ordito, indica la presenza di un telaio verticale per tessere. Nella casa accanto sono stati trovati grandi dolii, utilizzati per la conservazione degli alimenti.

La ricostruzione proposta mostra parte del cortile con il telaio, la nicchia per la cottura dei cibi e un vano con la sala da banchetto, e sul lato opposto, il deposito con i vasi e gli utensili di terracotta. Il cortile rappresentava il cuore della vita quotidiana e qui si svolgevano la gran parte delle attività femminili, quali la filatura, la tessitura e la preparazione del cibo. La fibra veniva filata con conocchia e fuso, come attestato da numerose fusaiole rinvenute, e successivamente avvolto su rocchetti.  
Il cibo era probabilmente cotto a lungo in scodelle di terracotta collocate su sostegni fittili a forma di ferro di cavallo e dotati di sporgenze per reggere il recipiente. Ad Acquarossa troviamo anche un secondo tipo di fornello, la cui forma ricorda una botte aperta sopra e sotto, con una piccola apertura in basso. Questo fornello poteva anche funzionare come forno: veniva preriscaldato all'interno e poi vi si collocava il cibo. Esistevano inoltre forni in terracotta di forma più o meno rettangolare, costruiti direttamente per terra. Le abitazioni non erano solitamente dotate di cucina, né di focolare, onde evitare il rischio incendi; si utilizzavano invece piccoli ripari ricavati nella roccia.

 

 

 
 Ceramica comune  "Angolo da cottura"

          

LA SALA DA BANCHETTO

Anticamente gli Etruschi consumavano il pasto seduti. La consuetudine di mangiare distesi venne probabilmente introdotta all'inizio del VI secolo a.C. Queste informazioni ci vengono dalle immagini delle lastre a rilievo, nonché dall'arredamento di una delle stanze della zona F di Acquarossa, dove lungo tre lati sono presenti supporti per le klinai (i divani sui quali ci si accomodava durante il banchetto). Il banchetto era un simbolo di status e probabilmente solo gli edifici pubblici e le case delle famiglie abbienti avevano una sala permanentemente adibita a tale scopo.
Ogni kline, della quale esistevano diversi modelli, poteva accogliere più di una persona. Quella qui ricostruita con gambe tornite ed un’estremità rialzata per l’appoggio è ripresa dalla lastra tipo C della zona F. Sulla kline poggiavano un materasso e alcuni cuscini per il comfort dei banchettanti. Corredava la kline un tavolo più o meno triangolare a tre gambe; il servizio da tavola era di metallo se l'ospite poteva permetterselo, altrimenti in bucchero, la ceramica nera che imita il metallo.

La sala da banchetto

Le altre sale

Sala 1: ACQUAROSSA E SAN GIOVENALE. INTRODUZIONE 

Sala 2: SAN GIOVENALE

Sala 3 e sala 4: ACQUAROSSA. CASE E TETTI

Sala 5: ACQUAROSSA. L'AREA MONUMENTALE

Sala 6: ACQUAROSSA. TEGOLE DA TETTO: VARIANTI. OGGETTI

BIBLIOGRAFIA SCELTA

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