Gli acroteri erano fissati sui grandi coppi del tetto. Essi avevano funzione decorativa e spesso di grande effetto, essendo parecchi dei pezzi molto grandi e tutti apparentemente dipinti. I motivi, zoomorfi e fitomorfi, erano ripresi dal repertorio orientalizzante. Ogni pezzo veniva preparato singolarmente tagliandolo da una piastra di argilla.
Un solo acroterio è interamente conservato, mentre gli altri sono più o meno frammentari.
In alcuni casi siamo in grado di farci un'idea dell'aspetto originario nonostante la frammentarietà, grazie alla presenza di miniature di acroteri su un tipo, più o meno contemporaneo, di urne a casa (urnette funerarie a forma di casa rettangolare).
Gli acroteri a ritaglio di Acquarossa, databili al 600 a.C. circa, possono essere messi a confronto con esempi corrispondenti da Poggio Civitate (Siena): sulla base della conoscenza attuale, possiamo dire che entrambi stanno a capo di quella tradizione di acroteri etruschi arcaici che diede origine alle famose statue acroteriali di Veio (500 a.C. circa). Essi testimoniano di una tendenza a decorare i tetti che sembra essere una caratteristica locale, risalente all'età del Ferro, a giudicare dalle urne cinerarie a forma di capanna di quel periodo.
I TETTI DI ACQUAROSSA fase 3
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Tetto, fase 3, con tegola con apertura |
Nel secondo quarto del VI sec. a.C. cambiamenti radicali si manifestano nella costruzione dei tetti. Da questo momento le case private non hanno più alcun tipo di decorazione, dipinta o plastica. Si possono individuare due tendenze nella produzione delle terrecotte architettoniche: da una parte le lastre a rilievo e le antefisse a testa femminile destinate alla decorazione degli edifici pubblici, dall'altra semplici tegole destinate alle abitazioni private.Viene introdotto un nuovo tipo di tegole, più funzionali delle precedenti. I grandi coppi del Tipo II, prima molto diffusi, vengono sostituiti da un modello completamente nuovo (Tipo III) di tegole più piccole e maneggevoli, dotate di fori semicircolari sui lati per l'inserimento dei coppi.
Tegole con tagli nei bordi rialzati introdussero un sistema per il fissaggio ai cornicioni. Coppi dotati di una traversa sotto il battente erano quasi certamente attaccati alle antefisse di Tipo III, ormai l'unico tipo innovativo in uso oltre a quella a testa femminile. Gli acroteri, le lastre di rivestimento dipinte e le sime vennero del tutto abbandonati.
Le lastre decorate a rilievo, la standardizzazione delle dimensioni e le terrecotte disegnate per risolvere problemi tecnici sono così i tratti caratteristici di questa fase, che precede la produzione di massa di tegole e mattoni del periodo tardorepubblicano e del primo periodo imperiale romano.
OGGETTI DELLA VITA QUOTIDIANA
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Spille, fibulae |
Se si cerca di ricostruire la vita quotidiana ad Acquarossa appare subito evidente che non disponiamo di molte informazioni sugli oggetti utilizzati dagli abitanti del sito. Non abbiamo tessuti e disponiamo di pochissimi, e per questo preziosi, resti di legno e materiale osteologico. La maggior parte degli oggetti di metallo sono corrosi, o sono stati riutilizzati. Ci restano soprattutto oggetti di terracotta.Abbiamo però quanto basta per farci un'idea.
Si sono conservati il manico in osso e parte della lama di ferro di un piccolo coltello, nonché alcuni chiodi in ferro probabilmente utilizzati in architettura. Le punte delle lance appartengono alla necropoli della tarda Età del Ferro. In bronzo abbiamo bracciali, spille (fibulae), parte di una grande 18 Spille, fibulae (foto a sx) ciotola schiacciata e un piccolo pendente raffigurante una scimmia a cavallo di un animale a due teste (ritrovato in una tomba). Si sono anche ritrovate due figurine raffiguranti la dea leonessa egiziana Sekhmet (del tipo rinvenuto anche a Tarquinia nella tomba di Bocchoris): oggetti di paesi lontani, come appunto l'Egitto, raggiungevano infatti persino una città del profondo entroterra come Acquarossa.
In terracotta abbiamo oggetti per la produzione tessile, come rocchetti, fusi e pesi di telaio. Altri utensili sono colini, mestoli, oggetti per lucidare la creta dei vasi prima della cottura, e oggetti di divertimento o passatempo, come un dado e parte di una figura femminile forse appartenente a una bambola.
Alcune iscrizioni ci indicano nomi, forse di abitanti, e le prime lettere dell'alfabeto etrusco. Infine abbiamo un paio di lucerne, simbolo del raggio di luce che attraversa l'oscurità per darci un'immagine della vita ad Acquarossa.
Le altre sale
Sala 1: ACQUAROSSA E SAN GIOVENALE. INTRODUZIONE
Sala 2: SAN GIOVENALE
Sala 3 e sala 4: ACQUAROSSA. CASE E TETTI
Sala 5: ACQUAROSSA. L'AREA MONUMENTALE
Sala 7: LA VITA QUOTIDIANA E LE DONNE